I giorni che segnano



La notte del 2 agosto 1980, passavo su un binario periferico della stazione di Bologna su un treno affollatissimo. Erano passate dodici ore da quando la  bomba aveva sventrato, per sempre, la stazione, uccidendo 85 persone. Ricordo bene l’aria densa che  impregnava i sedili, i finestrini, le valigie, ricordo bene il rombo dei generatori e la luce bianca delle fotoelettriche. Quel viaggio è  rimasto impresso nella mia memoria, come una delle tappe della storia della mia, precaria imprecisa quanto si voglia,  coscienza civile,  che si è formata a strappi, a sussulti, davanti all’ingiustizia e al dolore degli altri.

Il mio primo ricordo pubblico — forse il primo ricordo che ho— rimanda a piazza Fontana. Io sono piccolo, so che la mamma è molto tesa e papà è stato richiamato in caserma per giorni.
Poi la radio, una mattina del 1974: piazza della Loggia. Sono  tornato da scuola, e le parole “bomba” e “comizio” si incastrano nella mia testa. Sento parole alla radio, parole per dare coraggio, ma capisco che la vita di ogni giorno è diventata vulnerabile, improvvisamente fragile.
Il 16 marzo del 1978 ci rimandano a casa da scuola, e lo stesso succederà il 9 maggio. Come tutti i ragazzini delle medie vivo nell’intervallo di quei giorni facendo le cose di sempre, ma anche noi ragazzini delle medie pensiamo sempre a quello.
Il 27 maggio 1993 la bomba di via dei  Georgofili. Morte e macerie in un luogo di bellezza; li dietro avevo dormito, ai tempi del Liceo, prima di una delle cose belle di quando si è  giovani, un concorso studentesco. Ogni volta che vedo “Camera con vista” è un cortocircuito, un ossimoro difficile da reggere.
Molti anni più tardi, nel 2018, una campagna rossa di pomodori nel Foggiano, la campagna della mia infanzia, e un camioncino ribaltato. Raccoglitori stagionali, invisibili. Muoiono lavorando per pochi euro, in un’estate che pare indifferente. È ancora strage, ma senza clamore.
E poi, il 26 febbraio 2023. Un fiore in mezzo alla sabbia, a Cutro, davanti a un mare che ha visto di tutto, che ha memoria di tutto, che non è solo sfondo di miti e racconti e letteratura

Ognuna di queste date ha significato qualcosa nella mia educazione civile, che è fatta di domande che non hanno mai trovato risposta.
E oggi, ogni 2 agosto, ogni volta che passo in treno per Bologna, ogni volta che sento uno di quei nomi nome — Moro, Fontana, Loggia, Georgofili, Lesina, Cutro — so che lì, da qualche parte, sono diventato cittadino. Sto diventando cittadino.

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