approssimarsi

Quest’anno mi trovo a insegnare in due classi parallele, due terze Liceo del Classico, quaranta creature piene di voglia, idee, passioni e intelligenza avviate con trepidazioni classiche e perplessità nuove verso l’esame di Stato e quel che ne verrà poi. Se leggete l’elenco degli argomenti da proporre alle due classi, nei documenti di programmazione, potrete naturalmente pensare che si tratti delle stesse cose. Ma le vicende reali non sono così, in ognuna delle classi c’è un’intenzione, un’attenzione, una condivisione che orientano tutta la grammatica dell’ora di lezione in maniera assolutamente peculiare, mettono alla luce snodi, risvolti, connessioni tutte proprie. Come mai accada, ce l’hanno spiegato meglio i costruttivisti, che i cognitivisti: i nessi si che creano tra le persone, in un contesto di apprendimento situato, strutturano impalcature di senso specifiche, producono -detto in altri termini- delle cornici narrative con la loro propria tonalità, e le cornici rafforzano vieppiù la nota di specificità. Ed insomma, si tratta di storie di scuola totalmente diverse: volte a che cosa, si potrebbe chiedere? Mi convinco, diventando vecchio, che siano volte non già a dare la dimostrazione (autoassolutoria rispetto ad ogni manchevolezza) che gli argomenti non si stringono, né si stringerannno mai del tutto; piuttosto, invece, a dare luce sempre nuova alle vie infinite dell’approssimazione: che non è, etimologicamente, confusione o genericità, ma (appunto) ad-prossimarsi, farsi sempre più asintoticamente vicini a ciò che riconosciamo come prossimo. E nelle sue variabilissime e variatissime vie, l’inevitabile cammino dell’approssimazione -che è fatto di tutti i passi per conquistare maggiore vicinanza- mette più in chiaro, per contrasto, lo spazio inviolabile nel quale ciò cui ci avviciniamo diventa (non saprei dire diversamente) mistero: luogo degno di rispetto, pieno di senso proprio nel suo mobilitare il nostro avvicinarci e nel suo renderci certi di una sostanziale inattingibilità. Farle, viverle, capirle insieme, in un’aula scolastica, permette anche di sopportarle, queste cose, di caricarsele sulle spalle e farle diventare qualcosa. Like ·