Per circostanze tutte private, ho avuto la possibilità, nei giorni scorsi, di visitare la Camera dei Deputati e di vedere uno spicchio di vita di uno dei suoi componenti. C’ero già stato, un sacco di tempo e di possibilità di vita alternative fa, ed il fatto di essere a Roma con i piccoli ha riannodato in me dimensioni plurime di tempo (quello che sono, quello che sono stato, quello che avrei potuto essere, quello che, di ciò che sono, sono sono stati e saranno i miei cucciolotti): ma vorrei dire di altro.
Ho visto come lavora l’Onorevole che ci ha accompagnati. Non starò a specificare chi sia, che faccia, in che parte si riconosca: basti dire che è una delle reali “promesse” della politica italiana, che è giovane, che ha un curriculum di studi e di esperienze notevoli, che ha una bella dimensione di quotidianità familiare, che, insomma è uno dei nerd in cui -al di là delle parti- mi ritrovo, per quello che vuol dire. Ma neanche questo è il punto.
Il punto è che ho visto quello che fa lui, e che fanno parecchi come lui: molti di più di quel che si può pensare.
Va alle sedute, e si prepara.
Fa parte di una commissione, e si prepara.
Fa parte di un gruppo parlamentare, e partecipa alle riunioni.
Viene da un territorio, e vi mantiene le relazioni.
Viene da un’esperienza professionale, e come sopra.
Eccetera eccetera, ma la faccio breve. E’ un lavoro: per il tempo che è dato di farlo (quello del mandato parlamentare), un lavoro che richiede molto tempo e molta dedizione. Un lavoro impegnativo, e -ma serve dirlo?- di responsabilità. Di somma responsabilità, aggiungerei (magari, questo, serve dirlo).
Ora. Che una persona cui si richiede dedizione, impegno, studio, equanimità, somma (sottolineo ancora: somma) responsabilità, venga retribuita molto bene, è una cosa che mi sta benissimo. Si pagano così i dirigenti importanti (ma non i superdirigenti, quelli sono retribuiti molto meglio) delle aziende. Non è lì il punto.
Il punto, girando per il Transatlantico, mi son detto sta da altre parti.
Il punto sta nel fatto che quello che lui fa, e gli altri come lui fanno, ha il dovere di essere totalmente trasparente: e non bastano gli aggiornamenti puntuali dei siti della Camera e del Senato, la leggibilità di ogni azione va (come qualcuno di quanti stan lì ha capito, cominciando a trafficare coi socialcosi) continuamente praticata, disseminata, condivisa (e naturalmente, per reciprocità, perchè sennò non funziona, vissuta anche da chi la esige, e non può prendersene solo alcuni pezzi, ignorando i contesti -e questo, devo dire, aprendo ulteriore inciso, mi sta portando a rivedere un po’ delle mie idee sul ruolo dei partiti politici, che c’è, altro se c’è, se pur è vero che le loro forme hanno l’esigenza di mutare). E, mi sia consentito, per realizzare questo, assume una certa importanza il fatto che il parlamentare sia rappresentativo di un territorio, rispetto al quale metta la sua storia, la sua faccia, i suoi rapporti, il suo ruolo: a me, questa considerazione, fa escludere qualcunque forma elettorale che non consenta di sapere chi si vota.
Il punto, ancora, sta nel fatto che quello che lui è e fa deve essere contendibile, e torniamo insomma allla cosa di cui sopra: sistemi elettorali che consentano, a chi vuole, può, ha tempo e capacità, di mettersi a disposizione (perchè di questo si tratta).
Il punto, ancora, sta nel fatto che vedendo lì, in quel luogo, la somma delle puntiformi e convergenti richieste e aspettative che vi confluiscono, si capisce come chiunque stia lì (anche se viene da un posto e da una storia, anzi: proprio proprio perché viene da un posto e da una storia), deve starci per fare gli interessi di tutti, che sono una roba diversa dagli intaressi ristretti di meneghelliana memoria.Voglio dire, gironzolando per la Camera si ha (io l’ho avuta) la sensazione fisica della incongruità di qualunque forma di parcellizzazione, settorializzazione, villarealizzazione della res publica: ci vuole un posto, un centro, che tenga insieme l’intero, che ne consenta un punto di focalizzazione.
Un posto luogo centro davanti al quale sta, tra altre notevoli che lo circondano, una bellissima e rigorosa libreria tedesca. Mi è parso un segno: non tutto, mi son detto annusando collane di patristica, è perduto.