Quaranta passi da “I promessi sposi”/29

(dal Capitolo XXVIII)

“Nel tribunale di provvisione vien proposto, come più facile e più speditivo, un altro ripiego, di radunar tutti gli accattoni, sani e infermi, in un sol luogo, nel lazzeretto, dove fosser mantenuti e curati a spese del pubblico; e così vien risoluto, contro il parere della Sanità, la quale opponeva che, in una così gran riunione, sarebbe cresciuto il pericolo a cui si voleva metter riparo.”

Il Capitolo XXVIII è quello delle scelte politiche sbagliate che si accatastano l’una sull’altra, ognuna presa a rimedio della precedente, ciascuna di più breve effetto di quella prima assunta, tutte destinate all’inefficacia o all’oblio o, più frequentemente, a entrambe le cose. Se la scelta politica -assunta per momentaneo ripiego o per pressione dell’opinione pubblica- è lontana da una comprensione della realtà, intende Manzoni, la realtà stessa travolgerà la scelta politica, senza riguardo.

Manzoni ha modo anche per raccontarci una di quelle decisioni che, oggi diremmo, sono assunte per “razionalizzare”: la raccolta di tutti i mendicanti al lazzaretto, contro ogni avviso degli organi di sanità, scelta politica, presa dopo la scadenza dell’ultimo momento buono, e per tirare al risparmio dell’ultimo momento. Come andrà a finire? Come sempre, allora e prima e poi, in questi casi: male.

Quaranta passi da “I promessi sposi”/23

(dal Capitolo XXII)

“Non dobbiamo però dissimulare che tenne con ferma persuasione, e sostenne in pratica, con lunga costanza, opinioni, che al giorno d’oggi parrebbero a ognuno piuttosto strane che mal fondate; dico anche a coloro che avrebbero una gran voglia di trovarle giuste. Chi lo volesse difendere in questo, ci sarebbe quella scusa così corrente e ricevuta, ch’erano errori del suo tempo, piuttosto che suoi: scusa che, per certe cose, e quando risulti dall’esame particolare de’ fatti, può aver qualche valore, o anche molto; ma che applicata così nuda e alla cieca, come si fa d’ordinario, non significa proprio nulla.”

Il personaggio storico fondamentale del romanzo è il Cardinale Borromeo, al cui approfondito ritratto Manzoni dedica quasi tutti il Capitolo XXII. C’è un nodo della sua biografia che rimane fonte d’interrogazione, per lo scrittore: vi allude qui, ma nella Cronaca della colonna infame” il lettore ne trova la specificazione. Il Cardinale condivise idee, e conseguenti azioni, al tempo della ricerca dei responsabili della peste, e lo scrittore non riesce a cavarsela con la spiegazione legata allo spirito dei tempi, al contesto storico, ai condizionamenti. Non ne fa qui più che questo fugace cenno, ma resta evidente che, per lui, il luogo fondamentale delle decisioni è sempre la facoltà deliberativa del singolo uomo -la capacità di scegliere e orientarsi verso il male o il bene. E di qui a poco l’Innominato farà prova di questo.