È capitato anche nella piccola sfera naoniana, che un protagonista delle, grandi o piccole che siano, vicende politiche locali abbia espresso live i suoi giudizi cinguettosi su una discussione in corso , e che dopo qualche ora li abbia cancellati -quando ormai quei giudizi avevano trovato i loro lettori e prodotto le loro conseguenze. È capitato e continua a capitare, a Pordenone e ovunque, in politica e ovunque.
Cose che capitano, appunto, come effetto della combinazione tra un intento comunicativo nuovo e una sociologia comunicativa secolare. L’intento comunicativo è quello impressionistico, situazionale che origina il Tweet; la sociologia è quella che accompagna la parola scritta dai tempi, come voleva Havelock, di Platone, per cui le parole posano e michelstaedterianamente pesano.
Insomma, io affido al Tweet la parola che dovrebbe sciogliersi e volare, ma essa, una volta scritta, resta, perché un lettore e una cache di Google ci saranno sempre a dare una forma diversa a quanto comunicai. Un bell’affare, e forse anche per questo a #sotn2012 si è parlato molto del diritto all’oblio come di una dimensione irrinunciabile.
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socialità che si alimenta
Sui banchi del Consiglio comunale, all’inizio della seduta di oggi sul bilancio preventivo (l’ultimo di qusto mandato amministrativo che volge alla sua conclusione), tutti noi consiglieri abbiamo trovato modulo di adesione e scratch card per accedere al Wireless civico. Ho restituito card e domanda all’impiegato che raccoglieva i moduli -la card l’ho in tasca da giugno, in effetti.
E poi ho insegnato ad un paio di colleghi a collegarsi alla rete tramite il wireless.
E poi su Fb abbiamo commentato i lavori del consiglio…piccole forme, direi, di socialità che si alimenta e si sostiene.
Cose da poco, nugae? Proprio non credo.Cose che piano cambiano antiche ritualità comunicative (adesso, qualcuno che sta parlando mi guarda, e sa che va su Twitter, e che qualcuno lo legge adesso, e insomma la ritualità monolitica si tinge di trasparenza…)