Il sorprendente e tiepido sole di questo sabato ha scaldato il tendone dell’edicola sotto casa, e passandoci accanto verso ora di pranzo ho avuto una delle mie personali Madeleine. L’afrore di gomma cotta, dolciastro e acre, ha richiamato un dietro l’altro i tendoni sotto i quali ho annusato primavere promettenti ed estati incipienti, nei tempi che furono da Giudice di pattinaggio a rotelle…
…l’odore asburgico, austero ma pure di cedevole decadenza (contrappuntato del resto dal vicino inceneritore) del pallone pressostatico di via Giarizzole, la pista del Jolly Trieste…
…il misto di odor di gomma e cottura di cevapcici al Pattinaggio Triestino…
…il pallone di Mortise, a Padova, una pista dove andare a giudicare gare provocava la strana sensazione di essere a casa, per me che lì studiavo, pur non essendo quello l’amato suolo di piastrelle del Palamarmi naoniano…
…la struttura di Maliseti di Prato, sede di una strampalata semifinale di campionato italiano…
…la pista di Teramo, di un campionato provinciale con una Giuria da campionato italiano dopo una serie di beghe per tesseramenti, con noi giudici arrivati in maglietta e bermuda, quanto è facile certe volte sdrammatizzare, quando non se ne ha neanche l’intenzione…
…strutture strettine, con spogliatoi per giudici ottimi per allenarsi alle acrobazie, con tribunette striminzitissime dalle quali ogni frase di un presente era allo stesso tempo amplificata e distorta.
E le amicizie sotto quei palloni dall’amichevole afrore…
…Bell’affare, la Madeleine.