doppiare boe

Certo, hanno un nome scolastichese, ma è roba di scuola e dunque che male c’è? Li abbiamo fatti questa settimana, gli allievi del penultimo anno del mio Liceo si sono divisi per aree di interesse e hanno partecipato ad incontri, presentazioni, visite per farsi venire qualche idea in più in merito alle loro scelte future.

Io, con Roberto Cescon, ho seguito la combriccola degli umanisti, che pensano a Lettere, Filosofia, Storia, Pubbliche Relazioni, alla stravituperata Scienza delle Comunicazioni (ma vi ricordate, ed era appena il 1993, quando era una facoltà selettiva e ci andavano i bravissimi ? ci sarebbe da scrivere sopra una storia dell’Italia di questi anni…).

Son stati giorni. Il racconto delle cose d’editoria dal di dentro, di Federica Manzon e Alessandro Canzian, di cosa significhi fare cultura sul territorio, con Valentina Gasparet, gli scenari della trasformazione digitale nelle parole del guru gangherolo, le nuove vie dell’informazione nelle lucide analisi di Sergio Maistrello, una lezione di rigore che, dalle più immediate ed accessibili esperienze quotidiane porta alle vette dell’astrazione filosofica con Enrico Tommaso Spanio

Ci siamo salutati, stamattina, per riprendere da lunedì i nostri cammini nelle classi, sapendo che un’ideale boa è stata doppiata, adesso. Sapendolo loro, naturalmente, è la loro boa, il loro percorso, ma avere l’onore  (che altra parola si dovrebbe usare?) di accompagnarlo e vederlo sbocciare, e il dovere di fare pulito il terreno per questa fioritura -beh, insomma: è un bel segnale in un sabato di febbraio, bello come lo screziarsi delle luci di questa serata.