Ancora capirò (la vacanza di luglio a Sud) Quarta parte: casa e dintorni

(La prima parte è qui)

(La seconda parte è qui)

(La terza parte è qui)

Giri anche attorno a casa, qui ogni paese ha qualche decina di migliaia di abitanti, e tanta storia. Le strade interne per arrivarci scorrono tra gli uliveti, il mare, le vigne.

Sali a Ruvo di Puglia, La piazza è invasa dal sole, davanti alla cattedrale i grifoni accolgono chi entra. Defilato, il meraviglioso Museo Jatta, un viaggio tra straordinari vasi greci.

Poi, ti puoi spingere, sempre in mezzo agli ulivi, verso il castello voluto da Federico II. Il parcheggio, smisurato rispetto al numero di auto e corriere presenti, che sta prima della salita, rimanda a ottimistiche speranze sugli afflussi dei turisti.

Punti l’auto per tornare verso il mare, cerchi le strade più piccole, verso casa trovi uno dei dolmen di queste parti.

(I dolmen, Castel del Monte: hai letto e visto di tutto, al loro riguardo, negli anni)

Non scendi subito a casa, prendi per Trani.

La cattedrale, intanto, anno per anno ripulita. Prima di salirci, il colpo d’occhio della piazza, della fortificazione, del mare. Poi ti accosti.

Appena uscito, sulla sinistra, trovi il Museo Diocesano. Ti muovi tra le lastre di bassorilievi che vengono dalla cattedrale e che raffigurano creature che stanno all’incontro di tradizioni e narrazioni diverse: una chimera e un grifone, per dire.

Al piano inferiore del Museo, una collezione di macchine da scrivere e computer, anche per te è un viaggio in tempi che hai conosciuto. Strumenti che oggi fanno sorridere i tuoi figli, che quando eri poco più grande di loro hai utilizzato per la tua tesi, e ti sembravano (lo erano) conquiste.

Fai qualche passo tra le vie di Trani vecchia e, con il biglietto del Museo Diocesano, entri nell’antica sinagoga.

Non ci vuole molto ad arrivare a Bari. A te piace stare sul lungomare, a guardare tutt’intorno, storia palazzi persone.

E ti piace una foto, perché sei sei un nostalgico, dentro la libreria della casa editrice i cui volumi hanno accompagnato tante tue letture estive, di storia linguistica letteratura (sì, quei titoli, quando torni qui, li vai a cercare tra gli scaffali). Intanto i tuoi figli scorrono volumi, seduti sui divanetti; sono le loro letture, universi di altro tipo rispetto ai tuoi: è bene così.

Ma è tempo di girare un poco per le strade di Bisceglie.

Prima, il mare; dal mare, lo sguardo verso Bisceglie vecchia.

Il portale della Cattedrale.

Dal mare verso il centro città.

Di qui guardi verso la parte turistica del porto.

Ogni volta che ci torni, registri le variazioni, quelle fuori di te che poi, subito, riverberano in quelle dentro di te; questo vale per le vie, i luoghi, e naturalmente anche per casa.

Le scale di casa, per esempio. La scalinata per salire, improvvisato campo da calcio per te e tuo fratello, nelle lunghissime controre estive, uno all’ingresso, uno di sopra, con partite interrotte dagli adulti, svegliati dal rimbombo delle pallonate.

E le scalette che portano al tetto, vietatissime quando eri piccolo.

Nelle scatole disposte ai vari livelli, trovi i giochi -palette, secchielli, salvagenti- di più generazioni. Quella dei tuoi figli. E pure la tua.

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