Quaranta passi da “I promessi sposi”/9

(dal capitolo VIII)

“Nuova consulta e più tumultuosa: ma uno (e non si seppe mai bene chi fosse stato) gettò nella brigata una voce, che Agnese e Lucia s’eran messe in salvo in una casa. La voce corse rapidamente, ottenne credenza; non si parlò più di dar la caccia ai fuggitivi; e la brigata si sparpagliò, andando ognuno a casa sua. Era un bisbiglio, uno strepito, un picchiare e un aprir d’usci, un apparire e uno sparir di lucerne, un interrogare di donne dalle finestre, un rispondere dalla strada.”

Il movimentato (fino alla quieta e malinconica pagina conclusiva, il saluto al microcosmo che mai più tornerà tale e quale) capitolo, oltre alle frenetiche azioni dei singoli, introduce nel romanzo un protagonista collettivo, in questo caso gli abitanti del borgo richiamati da schiamazzi e campane: protagonista che potremmo anche chiamare massa, entità pulviscolare ma dotata di propri movimenti, come nel passo qui riportato, in cui da un avvio non meglio definito si produce un solido, ancorché erroneo, convincimento, che segnerà le azioni successive: un assaggio -come per tante cose che si susseguono nei primi otto capitoli del romanzo- di ciò che avverrà in seguito, e altrove.

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