(dal capitolo XVI)
“– E per questo, – disse uno della brigata, – io che so come vanno queste faccende, e che ne’ tumulti i galantuomini non ci stanno bene, non mi son lasciato vincere dalla curiosità, e son rimasto a casa mia.
– E io, mi son mosso? – disse un altro.
– Io? – soggiunse un terzo: – se per caso mi fossi trovato in Milano, avrei lasciato imperfetto qualunque affare, e sarei tornato subito a casa mia. Ho moglie e figliuoli; e poi, dico la verità, i baccani non mi piacciono.”
Non così, i buoni e bravi e cauti avventori dell’osteria, poche pagine sopra, all’arrivo di Renzo: tutto un desiderio d’essere a Milano, al centro delle cose, invece. Bastano i racconti truci del mercante per spegnere i bollori; intanto, però, Manzoni ha notato finemente questo, la quantità di rabbia repressa che abita nella buona e brava e cauta gente. Renzo sta in un angolo, attento a non tradirsi, eppure (anche se non lo sa) giganteggia: lui, in fondo, era in città in cerca della giustizia. Ma finirà per trovare, e i segnali stanno già alla fine del capitolo, quando egli si alza, qualcosa di meglio.