Oggi: Manzoni tra Illuminismo e Romanticismo.
Capitolo 2, pp. 34-49
Manzoni dedica il secondo capitolo della Storia a sviluppare l’assunto che ha proposto nella pagine precedenti: attraverso la lettura degli scrittori di diritto dei secoli precedenti, egli intende dimostrare che essi non prescrivessero l’accanimento nell’uso della tortura e che, anzi, essi cercassero di limitarlo. Come si è notato, questa minuziosa dimostrazione, che lo occupa per diverse pagine, è finalizzata a rendere chiaro al lettore che i giudici che ricorsero con protervia alla tortura lo facevano per loro intenzione e non per prescrizione di legge o di giuristi.
Lo scrittore, chiudendo il capitolo, sviluppa un’altra riflessione: le sue ricerche contribuiscono a mettere la questione in una prospettiva storica, cosa ora è per lui possibile, dopo che le pratiche della tortura sono state rovesciate nel Settecento. C’è, dentro queste parole, anche un modo per mettere in relazione Illuminismo e Romanticismo.
Così dunque egli si può esprimere a proposito delle opinioni dei giuristi:
“Non abbiam certamente la strana pretensione d’aver dimostrato che quelle degl’interpreti, prese nel loro complesso, non servirono, né furon rivolte a peggiorare. Questione interessantissima, giacché si tratta di giudicar l’effetto e l’intento del lavoro intellettuale di più secoli, in una materia così importante, anzi così necessaria all’umanità; questione del nostro tempo, giacché, come abbiamo accennato, e del resto ognun sa, il momento in cui si lavora a rovesciare un sistema, non è il più adattato a farne imparzialmente la storia; ma questione da risolversi, o piuttosto storia da farsi, con altro che con pochi e sconnessi cenni.” (pp. 48-49)